“Estratti d’arte” è un articolo che nasce da un’intervista realizzata tra creativi con Radio Paradigma. Insieme A Rafa Bilcor, artista contemporaneo di Santa Cruz, abbiamo parlato dei prossimi eventi artistici e culturali. Non solo, abbiamo toccato anche altri temi interessanti a proposito della creatività e del ruolo degli artisti. Ecco perché ho pensato di condividerli anche con te!

D’ora in poi, per facilitare la scorrevolezza del testo, vedrai delle iniziali, ciascuna di esse rappresenta:
P – Radio Paradigma
S – Sofia Syamhope
B – Rafael Bilcor
Iniziamo quindi l’intervista alla radio con una piccola introduzione generale…
Dietro le quinte: introduzione alla vita degli artisti Rafael Bilcor e Sofia Syamhope
P: Dicevo ai nostri prossimi invitati che cambiare idea, conversazione, costa molto, e in più ciò di cui parleremo ora è piuttosto sorprendente e soprattutto quando conosci qualcuno così pieno di vita, una persona così forte, non solo fisicamente ma anche mentalmente, è una cosa che apprezzo e ammiro molto: invitato Bilcor, buon giorno, come va amico?
B: Buon giorno, bene, siamo qui
P: Sempre attivo, no?
B: Sempre
P: Quando ti chiamavo l’altro giorno ti sentivo stanco, stavi lavorando molto eh?
B: Fai conto che a parte l’arte, sono operaio, e stiamo lavorando il calcestruzzo, buttando calcestruzzo, montando travi d’acciaio, che peseranno 40 chili ciascuna, per cui sì, è un lavoro piuttosto faticoso
P: Faticoso, sì…
B: A parte che poi stiamo spostando la terra a mano e così via…
P: Per cui ora sei un po’ più rilassato
B: Beh sì, ho appena finito di pulire casa
P: Ahahah, sì, poi uno si rilassa cantando… E poi anche alla compagna, Syamhope, buon giorno
S: Buon giorno
P: Come va? Tutto bene? Anche tu arrivi stanca o no?
S: No, dai, io sto abbastanza bene, rilassata
P: E cosa fai tu? Qual è la tua attività?
S: Allora, io mi definisco una creativa viaggiatrice perché mi piace creare, anche dentro dell’arte mi piace sperimentare diversi stili, diverse tecniche e soprattutto mi piace viaggiare. Di solito per me viaggiare significa moltissime cose, per cui questo poi me lo porto anche nella pittura
P: Quando viaggi, ti trovi anche con gente che ti ospita, ti accoglie?
S: Sì, però di solito mi piace viaggiare sola, e questa è la cosa interessante perché finisci per incontrare persone di cui non avevi la minima idea, che nemmeno ti aspettavi, ti dà anche l’opportunità di conoscere moltissime altre culture, nuove forme di pensare, anche di vivere la vita in un certo senso
P: Arricchisce
S: Sì, totalmente
P: Che bello, che bello
Arte fuori dallo convenzionale: diversità d’espressione e punti in comune
P: E… Bilcor, ti abbiamo invitato oggi perché fai un lavoro enorme e soprattutto un lavoro creativo, e in più diverso, può essere diverso?
B: Beh
P: In una maniera diversa?
B: Sì, io cerco di fare in modo che non sia simile allo prestabilito, a quello che è già stato fatto…
P: Allo convenzionale
B: Sì, cerco di uscire dalle due dimensioni, non arriva ad essere scultura però sì, quadri con rilievo ed ultimamente dei quadri con molto rilievo, usando anche legno e un sacco di altre cose
P: E questa ispirazione da dove viene, amico?
B: Questa ispirazione viene dal fatto che uno si annoia nel cantiere, perché alla fine sono materiali che riciclo dalla stessa costruzione e dato che sono muratore, ho i miei attrezzi, ho la facilità di saperli usare e farlo come voglio… ho dipinto su piastrelle, ho usato piastrelle nel cantiere, ed ora sono all’opera con un legno di un pallet specifico con tavole enormi, e invece di buttarlo quello che faccio direttamente è usarlo, mi sembra un materiale troppo buono per buttarlo
P: E si torna ad usare, no? Lo si fa artisticamente
B: Sì, proprio così, mi piace dargli una seconda opportunità
P: E, a parte della creatività, in questo senso, fai murales e cose di questo tipo?
B: Murales… sì, più che altro graffiti, sono stato assistente di graffiti per il Comune, per la Casa de la Juventud, per Batá ma il graffiti è più qualcosa di mio, che faccio per me, ogni tanto, e il resto, che viene retribuito non è abituale ma nemmeno gli dò più di tanta importanza
P: E nel tuo caso Sofy, cosa stiamo combinando?
S: Allora, qui a Cordova, mi sto occupando dell’arte, in modo professionale, lavoro con il fumetto, con l’illustrazione, mi piace anche sviluppare progetti socio-culturali… e poi ho iniziato a fare lezioni nei Centri Civici e, in più, anche con Rafa abbiamo fatto delle collaborazioni. Mi sembra interessante citare anche il fatto che abbiamo in comune questo tema del riciclo, no? Di dare vita, un’altra vita, a cose che magari avevano terminato la propria funzione, dar loro un nuovo uso, valorizzarla in qualche modo

“Drog-Arte”
Collezione di due opere, tecnica mista, Bilcor e Syamhope

La nostra passione può liberarci da un cammino che altrimenti ci porterebbe alla rovina, tra giudizi altrui, talento sprecato e false soluzioni.
Invece, se approfittassimo del nostro talento e lo sviluppassimo, potremmo trascendere la realtà e vivere in pace con noi stessi e gli altri.
Da dove nasce l’ispirazione: tra viaggi e libertà di creare
P: E a cosa stai dando la seconda opportunità?
S: Beh, per esempio, ho terminato l’anno scorso e ho ho iniziato quest’anno con un viaggio in Marocco, e questo viaggio in qualche modo è finito quando sono tornata, qui in Spagna, ma, con il mio quaderno di viaggio, dato che mi piace dipingere mentre viaggio, poi, durante quest’anno ho continuato a lavorarci ed aggiungerci anche le foto fatte viaggiando e fare in modo che, in un certo senso, torni a vivere qui, in Dicembre con un’esposizione che organizzerò su questo tema
P: Hai già un posto, una data dove inizierà o ancora no?
S: Sì, inizieremo il 2 Dicembre nella Libreria República de Las Letras, vicino alla piazza de Las Tendillas
P: Ma senti, e questa cosa di viaggiare ti ispira?
S: Moltissimo… Perché per me viaggiare, anzi, forse l’attitudine di viaggiare come stile di vita, l’attitudine di essere disposti ad ascoltare, conoscere nuove persone, conoscere altre cose che siano diverse e ci portino ad uscire dalla nostra zona di comfort, per cui questo mi ispira in generale, perché poi, per esempio, anche il fatto di star cambiando tecnica, supporto o provare a mescolare materiali o anche il fatto di riciclare lo considero un po’, in qualche modo, una forma di viaggiare, però forse dentro dell’arte. In verità, viaggiare mi ha dato sempre un’opportunità per crescere, in generale
P: Come nasce l’inquietudine, la necessità, di viaggiare o scoprire altre culture, persone?
S: Forse dall’inquietudine di conoscere, di aver bisogno di conoscere di più, della curiosità anche di creare una connessione con l’altro in generale
P: Uff, interessante
Anche Bilcor viaggia o lo fa molto poco?
B: Io, a dire il vero poco, il poco tempo che ho è per fare qualche viaggio a Bilbao che ho in sospeso di fare, ho il posto, ho tutto, quello che non ho è il tempo
P: E per creare? Come facciamo? Dobbiamo ispirarci, pensare, sentire… Dobbiamo buttarci? Cosa dobbiamo fare?
B: Io ho un’idea, però l’idea sta in un 10%, diciamo che è un chassis, io non penso a colori, a finalità, perché io inizio con una cosa e poi continuo ad aggiungere colore, lasciando che sia l’opera a chiedermelo, mi lascio trasportare… è come se quando vai in campagna esci dal sentiero, inizi a camminare per zone più selvagge e, a seconda di quello che ti incontri, continui, ecco per me con l’arte, con i graffiti è lo stesso: so come inizio, ma non ho nessuna idea di come finirò per terminarlo
P: Ahahah, sì vedi un po’ alla volta
B: Sì, più che altro che mi faccio trasportare, è che in più molte volte mi è successo di passare dal panico del foglio in bianco e poi tiro, riempio bicchieri di pittura e li tiro e allora sì, lascio che mi parli, che mi chieda
Libri di memoria e storie illustrate
P: E senti e tutto questo di fare tutte queste cose, lavori, riciclare, e ad un tratto aiutare a disegnare un libro, che cambiamento, no?
B: Questo più lei, io non sono illustratore
P: Sì, però il libro che hai fatto con Santa Cruz [“Santa Cruz de Posguerra”, di Rafael De López Ruz]
B: Ah la copertina! Sì, sì, scusami, credevo che fosse fumetto o illustrazione…
P: No no, niente di tutto questo
B: Ovviamente siamo vicini, ovviamente è il mio paese, quindi prima di tutto ringrazio di farne parte perché non mi avrebbe fatto molto piacere se fosse stata un’altra persona ad illustrare quella copertina dato che ci tocca a noi da vicino e niente, questo, è venuto Rafa e me lo ha detto ed io ho accettato molto lieto
P: C’è una bella differenza no? Tra una cosa e l’altra
B: Beh, no… Ho fatto copertine per dischi e altro e… no… non c’è tanta differenza, nel momento in cui fai un libro, quello di cui devi tenere conto sono più o meno le proporzioni perché poi non ti deformino l’opera quando lo rilegano, ossia devi tenere in conto che se è per un libro se è per una facciata, due o come nel mio caso, la copertina completa davanti e dietro
P: E i fumetti, Syamhope, come sono?
S: I fumetti sono molto diversi da quello che faccio di solito, perché in questo caso, quello che si fa è una sceneggiatura di una storia, per cui la parte complicata è mettersi dentro alla storia per capire come si è sentita la persona mentre la scriveva, cosa voleva dire e trasmettere, poi a volte ci sono delle indicazioni che scrivono che bisogna rispettare e disegnare in un certo modo; il lettore non lo legge ma capisce attraverso del disegno
P: Sì, i fumetti sono stati sempre importanti, non perdono mai il proprio valore, no? Ci sono persone che continuano con il fumetto, persino ci sono parti storiche o storie di cui si parla, è qualcosa di culturale il fumetto e non a parte, no?
S: Sì, certo che sì. Inoltre, alla gente in generale piace conoscere storie. Ogni volta che conosciamo qualcuno, stiamo raccontando la nostra storia, stiamo raccontando storie di altre persone e il fumetto lo trasmette in maniera diversa, ma lo fa attraverso il disegno e la parola.
P: E non molto tempo fa, ho comprato un libro di fumetti a un amico, presentato molto bene, non era nemmeno così economico, perché comunque mi è costato ed io pensavo sarebbe uscito meno, ma… quando ho visto l’opera… he pensato “ostia, si paga poco no?
S: Allora, sì, a volte c’è un problema tra il tempo che occupa di fatto il creare un’opera, perché alla fine è un’evoluzione quello che uno deve fare, non è che uno sempre si alza con un’idea, è un lavora, è un lavoro anche sulla creatività continuo e… un contrasto tra il bisogno di produttività e a volte conciliarlo con i costi produzione, come può essere per una casa editrice, e a volte non si capisce quanto lavora c’è dietro
[…]
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Faccio un piccolo riassunto delle prossime attività artistico culturali citate durante l’intervista:
Progetto “Yeskero”, concerto di Yeska – Espacio Plástico, Cordova
Performance d’arte “Viaje Al Corazón”, Rafael Bilcor partecipa insieme a Marlem Cantón, Clara Gomez, Africa, Ana Espino, Elena Dolgova ed altri, un atto gestito da Javi Cantero per raccogliere fondi per le madri con cancro post parto – Pozoblanco
Associazione Síntesis, calendario tra artisti e poeti con la partecipazione di María Garal, Paco Alcaide e Sole Raya, e soprattutto di Gente con Futuro Singular, giovani poeti riconosciuti a livello nazionale con sindrome di Down – Montilla
Progetto artistico sociale “Horizontes solidarios” in collaborazione con La Casa Azul e ACODA, a sostegno delle persone con Ataxia – Cordova
“Divenire” di Sofia Syamhope – Inaugurazione ed inizio dell’esposizione d’arte – Libreria República de Las Letras (Dicembre e Gennaio) – Cordova
Syamhope in Osiris Tattoo, studio artistico di tatuaggi e spazio espositivo, con l’accompagnamento di Hidabe alla chitarra (Gennaio)
Riprendiamo ora l’intervista con la domanda di Radio Paradigma
Quando c’è il bisogno di creare comunità è perché bisogna trovare una soluzione, no?

S: Anche… Però, credo che questa dovrebbe essere la base, no? Conoscerci tra di noi, ma anche appoggiarci, perché molte volte, dato che l’arte è qualcosa di molto personale, inizia ad essere delicato l’esporsi ed esporlo, per cui se non ci appoggiamo tra di noi, e non siamo disposti a condividere, allora poi è difficile anche rispetto magari al pubblico in generale
P: Che buon approccio hai, perché credo che sia lì la chiave, comporre, essere parte di un’unità
S: Sì, come in questo caso con i laboratori sto vedendo che molto il problema è che non si crea o non si sta dipingendo nonostante ci piaccia, perché in verità abbiamo una paura incredibile al giudizio o ci blocchiamo, molto, perché abbiamo paura di fare un errore, di sbagliare… Però, in verità, l’arte, è qualcosa di necessario per esprimerci e dovremmo sentirci liberi di farlo senza limiti
P: E senti, che interessante questa cosa, bisogna rifletterci su… tutti abbiamo paura, non solo nell’arte, quasi nel vivere ogni giorno o quando iniziamo questo programma, vediamo cosa ne uscirà o che inconveniente finiamo per trovarci o ci sbagliamo molto spesso, ossia c’è sempre una paura e c’è bisogno di vincere quella paura perché l’artista deve esporre ciò che sente, senza paura, no?
S: Dovrebbe
P: Dovrebbe
S: O dovrebbe farlo persino con la paura, se è un artista
P: Anche? La paura non ti frena, non ti limita?
S: Vediamo, sì, ma è anche parte di ciò che esprimiamo o, a volte, stiamo creando nelle nostre stanze, ci sono moltissimi artisti che sono sicura che nessuno conosce semplicemente perché lo fanno dalla propria stanza, ma hanno paura di condividere la propria arte, e nel momento in cui condividiamo, possiamo, magari, dare una luce anche a coloro che si sentono così
L’identità dell’artista ed il pubblico dell’arte
P: Mi sorge una domanda: quando tu fai qualcosa di artistico e lo esponi, continua ad essere tuo o già smette di essere tuo?
S: Che domanda… Vediamo, per esempio, l’esposizione che farò a Dicembre è su un quaderno di viaggio e per me, potrebbero rubarmi tutto, tranne un quaderno di viaggio, perché è impossibile ripeterlo, e per me, è super importante e mi fa un sacco paura, per esempio, esporlo, però ho anche moltissima voglia di mostrarlo e non credo che sarà o mio o della gente, in questo caso sarà un condividere, non è che se lo mostro in pubblico smette di essere mio, no, continua ad esserlo, semmai, si sviluppa, continua ad evolvere, perché magari una persona vede un’altra cosa, gli trasmette un’altra cosa, può nascere un dialogo su quest’opera e… in questo senso sì, evolve, forse
P: Tu lo vedi così?
B: Sì, totalmente, a parte che è come ha detto della paura, e quello che ha detto lei che c’è gente che per paura non esce… Io ho iniziato a dipingere quadri nel 2013-2014 e fino a un anno e mezzo fa, nessuno aveva visto un mio quadro a Cordova. Ossia, io ho dipinto un’assurdità di quadri sotto un’altra firma che non era Bilcor, cioè un’assurdità ti parlo di un rango di 200 quadri, ma fino a che non sono stato sicuro al 100% di difendere la mia opera in pubblico, non ho mai voluto esporla
P: Cioè? Ci giravi intorno nella testa, a cosa pensavi?
B: L’insicurezza di esporre la mia opera, e oggigiorno, in quel momento non ne ero sicuro, ora li porto in giro per ogni angolo possibile perché sono un sacco orgoglioso, perché sono ciò che ha creato il personaggio che oggi sono in maniera artistica
P: E quindi non sei… tu?
B: Sì, sono io, solo che ciò che succede è che sono già una mutazione, quello che era, io sono i resti di ciò che sono stato
P: Ossia, con chi stiamo parlando? Con Bilcor?
B: Con Rafa Bilcor, sono Rafa Bilcor in tutto il mio splendore, così è
P: E nel tuo caso è un personaggio o sei tu?
S: Io mi sento un po’ un personaggio in generale ahah
B: …è una personaggia, è una personaggia ahah
S: Nel senso, se lo confrontiamo con la normalità, parliamone, che significa normalità?
[…]
Si conclude così “Estratti d’arte”, con questa riflessione e con tanti eventi culturali ed artistici in vista,
un gran ringraziamento a Radio Paradigma e Rafael Bilcor per questa bella esperienza!
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Grazie mille Maria, davvero un bellissimo commento e soprattutto interessante la connessione che hai creato con la traduzione